giovedì, febbraio 14

Seta Di Porpora - "L'Animale Che Ci Domina"



A cura di Nicola Furlanetto

L’animale che ci domina” è il disco d’esordio dei Seta di Porpora, band proveniente dalla provincia bergamasca, precisamente da Gazzaniga.
Il quartetto, guidato dal leader e polistrumentista Brian Zaninoni, propone la tipica formazione della band pop-rock: due chitarre, basso, batteria ed infine un piano elettrico. I quattro ragazzi suonano insieme dal 2004 e la maturità artistica si sente fin dal brano d’apertura, “Un’altra chance”, una canzone molto diretta, con marcate venature pop, dove le chitarre d’impronta anglosassone e la precisa e compatta sezione ritmica, sostengono la voce di Brian, che ci ricorda quella di Francesco Bianconi dei Baustelle. La chiusura strumentale invece, malinconica ed eterea, strizza l’occhio ai loro conterranei, i VerdenaMa i rimandi alla tradizione rock italiana non finiscono qua.
La seconda traccia, nonché singolo del disco, “Tutto e subito”, fa scattare subito il paragone con gli ultimi Marlene Kuntz, per le sue atmosfere poetiche, impreziosite dal piano elettrico, vero protagonista della canzone. Sono però i brani acustici a convincere di più, quelli in cui la band dimostra di essere molto a suo agio nel comporre ed arrangiare. La scanzonata “Viole del pensiero”, dove spiccano le ottime armonizzazioni nei backing vocals e la chitarra dal sapore un po’ western di Mauro Morlotti, la toccante intimità di “Mi hanno detto che non ti merito”, brano minimale, ma che si erge rispetto agli altri per il miglior arrangiamento di tutto il disco. Qui gli strumenti vengono dosati con qualità e saggezza, arrivando nel finale ad uno sfogo ove le chitarre elettriche in delay e il piano sono gli assoluti protagonisti.
Infine, “Crisi di mezza età”, brano con una forte matrice cantautorale e di grande poesia ed eleganza, che richiama alla mente i primi Negramaro, quelli di “Come sempre” per intenderci. Non mancano anche i momenti in cui la band cerca di sperimentare, uscendo dal suo consolidato schema pop-rock, anche se con idee un po’ affrettate. Questo però non avviene nella traccia finale, “Un giorno da souvenir”, il momento più scuro di tutto il disco, ma che porta con sé, nei ritornelli, momenti sospesi e solari, marchio di fabbrica del gruppo. I Seta di Porpora ci offrono dunque un disco maturo, diretto, che arriva subito alla mente e al cuore, cosa che non è di tutte le band al primo disco.
Nicola Furlanetto






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giovedì, febbraio 7

Gambardellas - "Sloppy Sounds"



Gambardellas

Preceduto da un bel video, dal vago sapore wachowskiano, per il lancio del singolo "Flash",  esce l'album SLOPPY SOUNDS (BigWave Records/Audioglobe)  disco di esordio di GAMBARDELLAS. Sotto questo nome si cela l'eclettico musicista  bergamasco Mauro Gambardella, che nel video  vediamo suonare  da solo e contemporaneamente tutti gli strumenti. Mauro nasce come pianista ma scopre ben presto che la sua vera passione è la batteria e con questo strumento  ha dimostrato di essere un musicista duttile e di spessore, calcando la scena indie/rock italiana da diversi anni. Innumerevoli, infatti, sono state le collaborazioni  sia in studio che live con numerosi gruppi e artisti italiani fra cui  TheeJonesBones, George Merk, the R’s (con cui ha partecipato al CMJ festival di New York) e Paletti, interessante cantautore italiano con cui è attualmente in tournè. Per la registrazione dell’album, Gambardellas si è affidato alle sapienti mani e al mixer di Fabio Trentini - produttore, tra gli altri, del gruppo alternative metal  tedesco dei  Guano Apes a cui ha aperto la strada verso il mercato americano. Il connubio ha dato i suoi frutti.  La musica esce potente, adrenalinica. Garage rock, power pop, vintage rock,  heavy metal  chiamatela come volete,  il risultato  è un vortice di pulsazioni trascinante che ti impedisce di stare fermo e va dritto al cuore. Gli arrangiamenti sono molto ben curati. “Flash” la traccia relativa al singolo è accattivante, Mauro pesta duro, ottimi  il riff di chitarra  e il  ritornello tormentone sparati ad alta velocità. Bella la voce e i coretti di accompagnamento. Le tracce si susseguono senza sosta,  dissotterrando sonorità vintage ormai  dimenticate da BB King agli Status Quo,  dai Gran  Funk ai  Cult ( “Freeway”, “Josh” e “Needs”) . L’inizio di “Tito” ricorda un po’ troppo “Rock Lobster” dei B52’s ma si riprende nel finale con alcuni spunti interessanti. Shine” è uno dei pezzi più belli del disco, melanconia sparata a manetta, bella la voce, ottime chitarra e sessione ritmica. Molto interessante anche  “Smile” con uno splendido finale. "Valley" infine è una delle perle del disco con un incedere sincopato, ma con suono potente e voci filtrate,   sembra di sentire Ian Astbury accompagnato dai Velvet Underground. Concludendo si tratta effettivamente di un album “sloppy” ovvero con una miscela musicale non troppo definita, ruvida, mischiata ma comunque coinvolgente, che oltre al pregio di riportare alla luce sonorità ingiustamente dimenticate, contiene al suo interno alcune perle che fanno ben sperare per il futuro di Gambardellas e del                                    rock alternativo italiano      
by Ssolvio                                                                                                                                








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