A cura di Nicola Furlanetto
“L’animale
che ci domina” è
il disco d’esordio dei Seta di Porpora, band proveniente dalla
provincia bergamasca, precisamente da Gazzaniga.
Il
quartetto, guidato dal leader e polistrumentista Brian Zaninoni,
propone la tipica formazione della band pop-rock: due chitarre,
basso, batteria ed infine un piano elettrico. I quattro ragazzi
suonano insieme dal 2004 e la maturità artistica si sente fin dal
brano d’apertura, “Un’altra
chance”, una
canzone molto diretta, con marcate venature pop, dove le chitarre
d’impronta anglosassone e la precisa e compatta sezione ritmica,
sostengono la voce di Brian, che ci ricorda quella di Francesco
Bianconi dei Baustelle. La chiusura strumentale invece, malinconica
ed eterea, strizza l’occhio ai loro conterranei, i Verdena. Ma
i rimandi alla tradizione rock italiana non finiscono qua.
La
seconda traccia, nonché singolo del disco, “Tutto
e subito”, fa
scattare subito il paragone con gli ultimi Marlene Kuntz, per le sue
atmosfere poetiche, impreziosite dal piano elettrico, vero
protagonista della canzone. Sono però i brani acustici a convincere
di più, quelli in cui la band dimostra di essere molto a suo agio
nel comporre ed arrangiare. La scanzonata “Viole
del pensiero”, dove
spiccano le ottime armonizzazioni nei backing vocals e la chitarra
dal sapore un po’ western di Mauro Morlotti, la toccante intimità
di “Mi hanno detto
che non ti merito”,
brano minimale, ma che si erge rispetto agli altri per il miglior
arrangiamento di tutto il disco. Qui gli strumenti vengono dosati con
qualità e saggezza, arrivando nel finale ad uno sfogo ove le
chitarre elettriche in delay e il piano sono gli assoluti
protagonisti.
Infine,
“Crisi di mezza
età”, brano con
una forte matrice cantautorale e di grande poesia ed eleganza, che
richiama alla mente i primi Negramaro, quelli di “Come
sempre” per
intenderci. Non
mancano anche i momenti in cui la band cerca di sperimentare, uscendo
dal suo consolidato schema pop-rock, anche se con idee un po’
affrettate. Questo però non avviene nella traccia finale, “Un
giorno da souvenir”,
il momento più scuro di tutto il disco, ma che porta con sé, nei
ritornelli, momenti sospesi e solari, marchio di fabbrica del gruppo.
I Seta di Porpora ci offrono dunque un disco maturo, diretto, che
arriva subito alla mente e al cuore, cosa che non è di tutte le band
al primo disco.
Nicola Furlanetto
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